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— MONDO
La vita senza contanti a Cipro
Banche chiuse da una settimana, code ai bancomat, negozi che non accettano più le carte e tetto sui prelevamenti: storie da un posto in difficoltà
25 marzo 2013
Uno
dei molti problemi provocati dalla crisi di Cipro negli ultimi
giorni è la mancanza di denaro contante. Negli ultimi giorni,
infatti, si era discussa e sembrava molto concreta l’ipotesi che
tutti i conti correnti del paese potessero essere interessati da
un prelievo forzoso. L’ipotesi è stata bocciata dal Parlamento
ma le banche sono chiuse da lunedì 18 marzo, per evitare una
“corsa agli sportelli”, ed è stata molto limitata la quantità di
denaro che si può prelevare dai bancomat. L’eventuale riapertura
sarà discussa nelle prossime ore, dopo l’approvazione del piano di salvataggio concordato con i
ministri delle finanze dell’Eurogruppo. Piano di salvataggio che
peraltro prevede la chiusura della seconda banca più importante
del paese e grossi perdite per i correntisti più ricchi.
La
decisione di chiudere le banche e limitare la quantità di
contanti che si possono ritirare sta facendo danni all’economia
del paese e alla vita delle persone. Per prima cosa non tutti
hanno una carta di credito o un bancomat: molti, sopratutto i
più anziani, possiedono solo un libretto degli assegni e non
possono accedere in alcun modo al loro denaro. James Angelos racconta sul Wall Street Journal, per esempio, la
storia di una signora anziana che aveva proposto al proprietario
di un alimentari di pagare la spesa con un assegno di 170 euro e
ricevere il resto in contanti, ma il negoziante aveva rifiutato
e la signora era dovuta andarsene senza comprare niente.
La
situazione si è aggravata giovedì mattina, quando in poco tempo
gli sportelli bancomat sono rimasti senza contanti e le persone
hanno dovuto fare lunghe file spostandosi da uno sportello
all’altro nella speranza di poter ritirare dei soldi. Domenica
24 marzo la Banca di Cipro ha portato a 120 euro al giorno la
cifra massima che si può ritirare dagli sportelli. La banca
Laiki, che secondo il piano di salvataggio verrà chiusa, ha
imposto un limite massimo di 100 euro. Le persone stanno
limitando gli acquisti allo stretto indispensabile, soprattutto
al cibo, e passano ore in coda agli sportelli. «Siamo qui perché
domani potrebbe non esserci niente da ritirare», ha detto al Wall Street Journal Giorgos Kyriakides,
proprietario di un’azienda che importa cosmetici, mentre
aspettava di ritirare il suo denaro da un bancomat della Laiki.
Petros Prokopiou, 34 anni e due figli, ha detto di aver ritirato
in alcuni giorni 500 euro, il massimo disponibile, perché teme
che i negozi non accettino più la sua carta di credito.
Dalla
fine della scorsa settimana, infatti, i negozianti hanno
iniziato a rifiutare gli assegni e i pagamenti con carta di
credito e bancomat, soprattutto di conti delle banche più in
difficoltà. Venerdì mattina molti bar e negozi di alimentari
avevano attaccato alla vetrina foglietti con scritto «solo
contanti». Elena Becatoros racconta per Associa ted Press che la proprietaria di
un minimarket, Jenny Dobreva, ha dovuto mandar via un cliente
che voleva comprare un accendino perché non aveva abbastanza
resto in contanti da dargli. «Le banche sono chiuse e sembriamo
zombie», ha detto il fiorista Stelios Stylianou. «Non possiamo
fare ordini, rendere i depositi o pagare i nostri fornitori.
Devono riaprirle, sta causando un enorme problema».
Una
grossa difficoltà che i negozianti devono affrontare è
l’impossibilità di fare e ordini e pagare i loro fornitori, a
meno di racimolare con difficoltà le somme in contanti. Molti
hanno dovuto ridimensionare le loro ordinazioni perché non erano
in grado di pagarle. Kyriacos Papayiannis, proprietario di un
supermercato a gestione familiare, sta ordinando meno cose per
conservare i contanti, e giovedì ha pagato 400 euro in contanti
per una consegna di cibo per bambini, una quantità molto più
esigua di quella che richiede di solito. Andreas Yianni è il
proprietario di un stazione di servizio nella capitale Nicosia.
Entro mercoledì deve pagare 22 mila euro, di cui un terzo in
contanti, per ottenere una fornitura di benzina e tenere aperto
il distributore. Per questo chiede ai suoi clienti di essere
pagato in contanti. Altri commercianti hanno fatto ricorso al
baratto per pagare i debiti, come Sakis Siakopoulos,
proprietario di un chiosco e un ristorante, che ha offerto a un
fornitore di carni greco un carico di formaggio cipriota anziché
il solito bonifico. «Se ti do un assegno chi lo sa se domani ci
sono ancora e non sono in bancarotta».
La
chiusura delle banche ha causato difficoltà anche nel commercio
con l’estero, dove i negozianti non conoscono bene la situazione
del paese e sono meno disponibili ad andare incontro alle
difficoltà dei ciprioti. Il capo della Camera di commercio di
Cipro, Fidias Pilidis, ha confermato che «il grosso problema è
all’estero, dove gli uomini d’affari e i fornitori non hanno la
stessa tolleranza che qui per il ritardo dei pagamenti». Sergey
Vyurkov, direttore della società Elysion che si occupa di
commercio marittimo, ha detto che «per i nostri affari è un
momento davvero difficile. Le nostre navi viaggiano in tutto il
mondo, le tariffe portuali devono essere pagate altrimenti le
navi non ricevono i servizi e alle volte non possono lasciare il
porto. E dobbiamo occuparci delle navi ogni giorno, non possiamo
fermarci perché è un mercato mondiale e non possiamo permetterci
di perdere la nostra reputazione»·
Foto:
Un mercato a Nicosia, 23 marzo 2013 (AP Photo/Petros Gian