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martedì 23 ottobre 2012

OGM: sentenza Ue apre a mais transgenico in Italia

Fonte: http://www.ilcambiamento.it/inquinamenti/sentenza_ue_apre_mais_ogm_italia.htm

Una sentenza della Corte di giustizia europea riconosce alla Pioneer il diritto di distribuire mais OGM in Italia. Secondo il tribunale con sede a Lussemburgo, l'ingresso nel Paese di varietà già ammesse a livello comunitario non può essere bloccato da leggi statali o regionali.

di Angela Lamboglia - 12 Settembre 2012


Pioneer incassa il supporto della Corte di Giustizia europea nella battaglia contro il ministero italiano delle Politice agricole. Secondo il Tribunale Ue, la società ha diritto a distribuire i suoi prodotti in tutti paesi dell'Unione, Italia compresa.
Nel 1998 Pioneer aveva infatti ricevuto l'autorizzazione a commercializzare linee pure ed ibride del mais Mon 810 nel mercato unico - e successivamente aveva ottenuto l'iscrizione di 17 varietà derivate nel catalogo comune della Commissione europea. Guadagnato il via libera dall'Ue, la società si era rivolta agli Stati membri richiedendo la messa a coltura dei nuovi prodotti.
Ma in Italia il ministero delle Politiche agricole ne aveva bloccato la richiesta, in mancanza della normativa che, in base al decreto legge n. 279/2004, dovrebbe regolare la coesistenza tra semi OGM e semi tradizionali sul territorio nazionale.
La Pioneer però non si è data per vinta e si è rivolta al Tribunale europeo che, alla fine, le ha dato ragione: dalla data di pubblicazione nel catalogo comune, gli stati Ue non possono introdurre restrizioni alla circolazione delle nuove varietà di alimenti e mangimi.
La sentenza in realtà non stupisce. Un diverso giudizio sarebbe stato incompatibile con le normative comunitarie che disciplinano la messa in commercio degli OGM in Europa. Ed è lì, nella procedura Ue, che si annida il problema.
Il diritto dell'Unione non prevede alcuna libertà per i 27 in materia di OGM. Se infatti l'autorizzazione accordata a livello Ue può essere contestata dal singolo Paese, sulla base di motivazioni scientiche, rivolgendosi all'Efsa, l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, finora queste sono state, tendenzialmente, respinte. A quel punto lo Stato può ancora portare il caso all'attenzione degli altri Paesi, in sede di Consiglio, ma anche lì l'esito si è rivelato il più delle volte fallimentare.

Il diritto dell'Unione europea non prevede alcuna libertà per i 27 in materia di OGM
Per lasciare più spazio agli Stati, la Commissione europea ha proposto di autorizzarli a presentare anche ragioni di ordine economico o sociale, e non più solo scientifiche, per contrastare il commercio e la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul proprio territorio. Non è detto, però, che l'Efsa si riveli più sensibile a questi argomenti.
Un vero cambiamento verrebbe, invece, dal riconoscimento del diritto degli Stati e dei territori all'autodeterminazione in materia. Quell'autodeterminazione che la Rete delle regioni europee libere da OGM, riunite la scorsa settimana a Erfurt, in Germania, rivendica da tempo e che la presidenza danese dell'Unione, nel mese di marzo, ha provato, invano, a recuperare.
La proposta della Danimarca, che in sintesi puntava a lasciare agli Stati la possibilità di limitare o vietare l'ingresso di organismi geneticamente modificati, è stata respinta, in sede di Consiglio, da un blocco di Paesi - tra cui Francia, Germania, Regno Unito e Belgio – e finora la nuova presidenza, cipriota, non ha ripreso l'iniziativa.
A Erfurt le regioni 'OGM free' hanno lanciato un appello: l'invito a una coalizione il più possibile ampia, che coinvolga consumatori, agricoltori, organizzazioni ambientaliste, per la libertà di scelta e la trasparenza in tema di organismi geneticamente modificati, a cominciare dal rivendicare norme comuni per l'etichettatura dei prodotti derivati, come carni e latte. Una battaglia non più rinviabile.

 

mercoledì 17 ottobre 2012

Come attivare un circuito SCEC

Come attivare un circuito SCEC sul proprio territorio
di Graziano Pini e Lisa Bortolotti - 09/10/2012

Fonte: il cambiamento


Come fare per attivare un circuito locale Scec? Quali sono gli obiettivi, le fasi, i soggetti per l'implementazione di un percorso che sia mirato alla circolazione di questa moneta solidale e al consolidamento di un altro modello di economia? Lo spiegano di seguito Graziano Pini e Lisa Bortolotti.


scec
Per Buono Locale SCEC si intende quella riduzione di prezzo che gli associati al circuito nazionale di Arcipelago SCEC decidono di riconoscersi reciprocamente e liberamente
Il futuro appartiene alle persone che vedono le possibilità prima che diventino ovvie (Theodore Levitt)
Per Buono Locale SCEC, denominato anche semplicemente SCEC, si intende quella riduzione di prezzo che gli associati al circuito nazionale di Arcipelago SCEC decidono di riconoscersi reciprocamente e liberamente. All’atto dell’associazione il socio ordinario, colui che offre beni o servizi, comunica la percentuale di riduzione che offrirà ai soci nell’esercizio della propria attività.
Questa riduzione di prezzo è simboleggiata dal Buono Locale SCEC dove SCEC è l’acronimo di Solidarietà ChE Cammina. Il Buono Locale SCEC ha un rapporto di 1:1 con l’euro, ma non è convertibile, rappresentando solo la riduzione di prezzo offerta agli associati.
I buoni scec fanno aumentare il potere d’acquisto di chi li usa, facendoci diventare un po’ più liberi dalla dipendenza del denaro e a medio termine possono far aumentare la ricchezza di un territorio
Obiettivi del percorso di attivazione del circuito:
1. Favorire la solidarietà fra le persone e le diverse realtà
2. Promuovere consumi a km zero
3. Sostenere un territorio
4. Creare una comunità resiliente che sappia attraversare la crisi creando nuove opportunità di lavoro e nuova coesione sociale
5. Aumentare il potere d'acquisto delle famiglie
6. Ridimensionare i limiti del patto di stabilità
7. Trattenere la ricchezza sul territorio
Soggetti che potenzialmente possiedono lo Scec e lo fanno girare (lo ricevono e lo usano):
1. Ente locale,
2. Esercenti, commercianti, artigiani, agricoltori, privati cittadini
3. Attività produttive in genere
4. Associazioni culturali e socio assistenziali
5. Famiglie, condomini
6. Famiglie seguite dai servizi sociali
7. Singoli
Fasi di implementazione del circuito
1. Start up: i cittadini si iscrivono all'arcipelago Scec:
- L'arcipelago Scec eroga 100 Scec ad ogni cittadino
- Al comune spetta un totale di Scec equivalente della somma di quanto ricevuto dai cittadini iscritti (es. 15 soci, 1500 Scec al comune)
2. Gli Scec vengono immessi nel circuito:
- Il comune da contributi parzialmente in Scec alle famiglie problematiche
- Il comune paga i propri dipendenti in parte con gli Scec
3. Gli Scec cominciano a girare: le famiglie spendono gli Scec in negozi di generi di
- Prima necessità (panettieri, alimentari, agricoltori, artigiani, erboristerie, ecc.).
- Le associazioni spendono ed incassano Scec
4. Gli Scec incassati vengono spesi sempre più: questo aumenta il potere d’acquisto delle famiglie e la ricchezza del territorio:
- I negozianti pagano alcuni servizi ed imposte al Comune
- I negozianti e le imprese pagano alcuni fornitori in Scec
- Il Comune paga alcuni fornitori in Scec
5. Il sistema è regime, il cerchio si chiude e si sviluppa la virtuosità del circuito Scec:
- Il Comune incassa gli Scec dai cittadini e dai commercianti
- Il Comune eroga contributi parzialmente in Scec
- I cittadini spendono gli Scec nei negozi di generi di prima necessità
- Sia il Comune che i negozianti pagano i loro rispettivi fornitori in Scec
Percorso di implementazione del circuito Scec
1. Presentare lo schema al comune (Sindaco, assessori, segretaria comunale, consiglieri)
2. Presentare il circuito Scec alle realtà interessate e ai cittadini facendone capire il valore aggiunto
3. Costituire un punto d’erogazione Scec direttamente in comune
4. Cominciare ad usare lo Scec dandosi obiettivi ambiziosi ma raggiungibili
5. Promuovere ed organizzare iniziative collaterali come mercatini del biologico e a km zero, banca del tempo, transition town, per favorire la convivialità e dimostrare che un altro mondo è possibile, basta volerlo!
Consolidamento del circuito Scec:
1. Fare analisi del PIL del territorio
2. Individuare i settori prevalenti (agricoltura, artigianato, beni e servizi, commercio, manifattura, turismo, altre aziende e settori)
3. Sostenere le vocazioni territoriali
4. Creare nuove opportunità economiche a partire dalla blue economy e dal barter.
Guarda il video:
Fonti:
- Una moneta a misura d'uomo: Lisa Bortolotti at TEDxBologna
- www.arcipelagoscec.org
- Peter North, Manuale della transizione, moneta complementare, come introdurla nella tua comunità
- Paoletti Pierluigi, L'economia per tutti
- Andrea di Furia, Sudditi e schiavi... consapevoli, manuale di sopravvivenza sociale
- Francesco Filini spiega lo Scec
(*) Articolo a cura di Graziano Pini e Lisa Bortolotti

Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it

lunedì 8 ottobre 2012

Le origini della crisi

Loretta Napoleoni, ospite a Crotone per l'incontro nazionale di Arcipelago SCEC.


lunedì 1 ottobre 2012

"Luce e gas, schediamo i morosi"

"Luce e gas, schediamo i morosi"
l'Authority propone una lista nera

Un registro dei cattivi pagatori dove segnare chi non salda le bollette di elettricità e gas. È questa la proposta dell'Autorità per l'energia contenuta in un documento approvato dalle Commissioni X di Camera e Senato. Immediate le proteste delle associazioni dei consumatoridi MONICA RUBINO

"Luce e gas, schediamo i morosi"  l'Authority propone una lista nera


ROMA -Una "black list" per schedare chi non paga le bollette della luce e del gas. E mettere al bando i morosi, impedendo loro di stipulare nuovi contratti di fornitura con altri operatori. È la proposta dell'Autorità per l'energia contenuta in un documento 1approvato dalle Commissioni X di Camera e Senato, ora posto in consultazione pubblica online fino al 9 ottobre. E già pesantemente criticato dalle associazioni dei consumatori, che, di fronte ai nuovi aumenti di luce e gas 2previsti dal primo ottobre, ricordano come la situazione economica contingente stia creando molte difficoltà nel regolare pagamento delle bollette.

Tutelare le aziende. Con l’idea di istituire il registro dei cattivi pagatori l’Autorità per l’energia elettrica e il gas si propone di tutelare meglio le aziende del settore energetico dalla crescente morosità degli utenti. Tra i vari strumenti all’esame c’è la revisione al rialzo dell’importo del deposito cauzionale e, appunto, il “Registro dei morosi del servizio elettrico e gas”, in sigla BICSE, che compare a pagina 5 del documento in una postilla. Nella nota si rimanda a un 
precedente testo, risalente ad agosto
 3
, in cui si spiega nel dettaglio il funzionamento della lista nera.  

La protesta delle associazioni. I rappresentanti dei consumatori si sono immediatamente schierati contro l’iniziativa. “Se questo sistema dovesse essere introdotto, tutti cittadini che per vari motivi non risultino aver pagato una bolletta, rischiano di finire nella banca dati dei cattivi pagatori,  con tutte le conseguenze del caso come ad esempio l’impossibilità di attivare nuove utenze o cambiare venditore. Lo stesso accadrebbe per le imprese”, fanno sapere in una nota congiunta Assoutenti, Adiconsum, Adoc, Altroconsumo, Cittadinanzattiva, Codacons, Codici, Confconsumatori, Mdc, Movimento Consumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori e Unc.
 
Le associazioni hanno anche scritto alle Commissioni X di Camera e Senato, chiedendo di essere ascoltati per evitare l’introduzione nel nostro paese della banca dati dei morosi. E richiamando invece l’attenzione sulle criticità che assillano l’utenza. "La vera necessità nel settore dell’energia - spiegano i consumatori- è porre un freno alle pratiche commerciali scorrette, alle fatturazioni sballate, a quelle emesse con dati di consumo solo stimati e non effettivi, più volte denunciati all’Antitrust, all’Autorità energia e al Garante della privacy, e che generano numerosi contenziosi con i clienti finali".
 
fonte: http://www.repubblica.it/cronaca/2012/09/29/news/luce_e_gas_arriva_il_registro_dei_morosi-43507767/