LA GOCCIA SCAVA LA ROCCIA

PER DONARE IL TUO 5 X 1000
AD ARGONAUTI ONLUS INDICA SULLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI NEL CAMPO APPOSITO IL CODICE FISCALE DELL'ASSOCIAZIONE: 91120830590

venerdì 10 agosto 2012

Leonardo Vecchi risponde all'articolo "Se i soldi sono nostri..."

Monday 6 august 2012
vecchi.jpgColgo l'occasione per presentarvi l'amico musicista e collega
 Leonardo Vecchi, cantautore di Piacenza molto bravo.
 
Leonardo Vecchi - In risposta all'articolo "Se i soldi sono nostri..."
 
Non è facile replicare ad un intervento di Nereo Villa in tema di sovranità monetaria. Ma è abbastanza irresistibile da spingermi a farlo. Vorrei però argomentare su un piano
più pragmatico che teorico. Premetto che condivido con Villa e i sempre più numerosi cittadini critici sul fenomeno dell'emissione monetaria “a debito” i presupposti di ostilità nei confronti della creazione della moneta. Poiché diventa sempre più evidente, principalmente grazie alla rete, che la moneta non è di proprietà del popolo, ossia che la sovranità monetaria è esclusivamente delle Banche Centrali, presto o tardi i cittadini dovranno porsi seriamente il problema che oggi non siamo più in quattro gatti a porci, a meno ché non scelgano di degradarsi definitivamente a sudditi. Il senso comune vuole che l'idea di banca centrale sia associata a qualcosa di pubblico, ovvero che la BCE o la FED siano gestite e controllate dalle Nazioni, dunque attraverso governi democraticamente eletti, che riconoscono la moneta da loro emessa.

Niente di più lontano dalla realtà, purtroppo. Già Marx, nel suo Capitale, quando ad emettere moneta erano le banche nazionali, definiva queste entità impropriamente “agghindate di denominazione nazionale”. Allora, come oggi, anche se sono intercorse notevoli evoluzioni, le banche centrali sono controllate dalle banche nazionali, a loro volta controllate da istituti bancari privati e assicurazioni.

Il pre-politico Grillo che diede voce alla teoria del prof. Giacinto Auriti domandandosi comicamente e provocatoriamente “se la moneta è la nostra, perché ce la prestano?”, ha dichiarato di aver tagliato questo intervento nei suoi spettacoli, nonostante il meccanismo di emissione di denaro non sia cambiato di una virgola, perché risultava troppo inquietante per pubblico. C'è chi sostiene che in realtà la scelta di non parlare più del signoraggio sia conseguente a pressioni subite dal grande comunicatore. Anni fa, prima che nascesse il MoVimento 5 Stelle, al Palabanca di Le Mose (!) al primo raduno nazionale dei meetup amici di Beppe Grillo, aggiunse che questa truffa ha dimensioni talmente enormi in una carenza totale di strumenti risolutivi e di pensiero da non poter essere considerata, per così dire, all'ordine del giorno. Non ricordo le parole esatte, ma il senso fu questo. Presi allora la parola avviando una discussione sulle monete complementari, e scoprii che l'argomento era ben noto, oltreché a Grillo, anche a molti presenti. Negli anni successivi fu sperimentato lo SCEC, che oggi viene considerato una realtà (arcipelago scec) che gode di attenzione sul piano nazionale.

Lo SCEC (acronimo di “sconto che cammina”, o di “solidarietà che cammina”, ma non è importante) consiste in un “buono” che ricorda i soldi del Monopoli, è distribuito gratuitamente agli associati di arcipelagoscec e dà luogo ad uno sconto che varia dal 10% al 30% applicabile fra associati professionisti e commercianti. Il vetraio che vuole avvalersi dello SCEC, a fronte di un servizio da € 100, concederà uno sconto, poniamo, del 20% pretendendo € 80 + SCEC 20, di cui potrà servirsi per pagare l'avvocato, piuttosto che il fabbro o il fornaio associato a questa rete. Insomma più SCEC circolano, meno Euri si sborsano.

Questa realtà non costituisce certo una soluzione ai problemi derivanti dal signoraggio bancario, ma dimostra, a livello italiano, che qualcosa si può fare su scala locale.

Diversa e ben più avanzata, nel campo delle monete complementari, è la realtà del WirGeld in Svizzera, di cui ha parlato anche la Gabanelli su Report. Addirittura molti svizzeri, notoriamente tutt'altro che indigenti, ripongono più fiducia nel Wir Geld che nell'Euro e nel loro stesso Franco. Lo usano, semplicemente perché ci credono. Il valore di una moneta è legata alla sua credibilità. La Wir Bank ha origini lontane, è sorta nel 1934, all’apice della crisi economica incominciata nel ’29, con lo scopo di rimediare alla scarsa disponibilità di denaro e ai problemi di circolazione monetaria, di favorire lo scambio tra le imprese in crisi di liquidità e di fatturato, di favorire la ripresa e lo sviluppo economico. Ma la Wir non è stata la classica soluzione anti crisi “usa e getta”, perchè oggi è una realtà che conta 60.000 Piccole Medie Imprese che sfruttano la moneta complementare Wir per aumentare il proprio fatturato, creare ricchezza in più rispetto a quella creata con la moneta ufficiale.

Pagando in Wir si acquistano beni e servizi senza spendere franchi svizzeri da un’azienda facente parte del circuito; l’acquisto comporta un debito estinguibile semplicemente con la vendita di beni e servizi propri a una qualsiasi altra azienda del circuito; allo stesso modo chi vende acquisisce un credito spendibile con acquisti sempre all’interno del circuito: un circolo virtuoso che crea sviluppo economico, per le aziende associate, tanto più elevato quanto più velocemente circola la Wir.

La moneta complementare esiste, non è fantascienza, è realtà. Credo sia il solo strumento che, se conosciuto e adoperato, possa farci superare, attraverso una fattiva ridefinizione del concetto stesso di moneta, la devastante crisi che subiamo grazie alle banche.

Nessun commento:

Posta un commento